lunedì 11 gennaio 2010

Il popolo migratore

Un furgone in lontananza si avvicina; un gruppo di persone sono in attesa che arrivi; un uomo scende e fa salire alcuni di questi uomini; si dirigono verso la campagna dove li aspetta il lavoro… un sole di agosto arde come non mai; una goccia di sudore cade sulla nuda terra; delle mani scure, sporche e stanche raccolgono un frutto; un respiro affannoso dovuto alla polvere, alla terra e al caldo opprimente… ed ecco un uomo che si leva in piedi per portare la sua cassa piena di pomodori sul furgone poco distante e poi torna al lavoro.
Centinaia, migliaia di uomini corrispondono alla descrizione. Uomini che ogni anno ci donano quello che raccolgono dalla terra dei loro padroni schiavisti, per avere come ricompensa una manciata di monete per comprare del pane, oppure nemmeno quello.
Uomini con gli occhi lucidi che arrivano su barconi della speranza in un viaggio di fortuna… ma si ritrovano nella miseria nel paese dell’indifferenza e dell’ottusità.
Uomini schiavizzati e sottopagati costretti a vivere in baracche o in fabbriche in disuso; senza permesso di stare in quel paese, senza diritti.. solo doveri.
Sono loro, il popolo nero che abita le nostre campagne, che lavora tutto il giorno per raggranellare qualcosa e mettere i soldi da parte per il viaggio di ritorno. Un popolo che si vergogna; che si vergogna di dire ai propri cari lasciati nel paese di origine le sue condizioni di vita e di lavoro; che si vergogna di essere in Italia mentre un figlio lo sta aspettando in Africa per giocare a pallone; che si vergogna per l’Italia, per il paese tanto sognato.. ma ora tanto odiato.
Uomini.. uomini come noi. Ma a differenza noi siamo ottusi e razzisti, anche con chi ci produce il cibo che ogni giorno mangiamo con ingordigia e noncuranza in compagnia di familiari, senza pensare alle mani che l’hanno raccolto, senza pensare alla famiglia che a quelle mani è stata sottratta per povertà e guerra alla ricerca di qualcosa di migliore.
Un popolo invisibile che giorno dopo giorno rende più ricco un paese troppo povero di valori giusti e contemporanei per rendersi conto che da solo non può andare avanti.
Grazie popolo migratore per tutto quello che fai ogni giorno per noi poveri italiani troppo occupati a proteggere la nostra poltrona, i nostri soldi, i nostri affari e i nostri primitivi ideali per renderci conto che il mondo va avanti e senza di voi non saremo qui oggi.